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Quando il lavoro si fa duro…i duri iniziano a giocare

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Nella nostra cultura, la voragine concettuale tra lavoro e gioco, è ampia e irriducibile almeno quanto quella tra le coste della Calabria e quelle della Sicilia.

Pochi temerari osano navigare le burrascose acque che dividono le due sponde, con l’obiettivo quasi utopico di unire sacrificio e divertimento.

Lavoratori disinteressati

L’incapacità (o l’impossibilità) di unire questi due aspetti fondamentali della nostra vita, porta a quella che viene oggi definita come employee engagement crisis: la perdita, da parte dei lavoratori dipendenti, di ogni forma di motivazione e soprattutto interesse in quel che fanno.

Quando il lavoro assopisce lo spirito, bisogna guardare al mondo dei giochi, per ritrovare coinvolgimento e motivazione

Le cause di questa perdita di entusiasmo?

Ritmi di lavoro insostenibili, l’assenza di comunicazione con il management, nessun riconoscimento o feedback, la difficoltà di trovare un obiettivo comune e ben preciso.

L’agenzia americana di analisi e consulenza del lavoro Gallup, ha stimato che nel mondo solo il 13% dei lavoratori dipendenti si sente engaged, ossia realmente coinvolto e interessato ai meccanismi e allo sviluppo della propria azienda.

Il lavoro è un gioco

Prendete una persona che conoscete e che è realmente entusiasta del suo lavoro. Tralasciando per un attimo il lato economico e il prestigio che una posizione lavorativa può presentare, quali sono gli aspetti che lo gratificano?

Probabilmente vi parlerà del piacere della sfida, del confronto o della sana competizione coi colleghi, del raggiungimento di un obiettivo e della ricompensa finale. Tutti aspetti che caratterizzano il divertimento prodotto da un gioco.

Non stiamo parlando del divertimento che si può provare ad una festa tra amici o ad uno spettacolo comico, bensì di una sorta di divertimento stimolante che è frutto di concentrazione, partecipazione e complessità.

Hard fun e Teoria del Flusso

Il pedagogista e informatico americano Seymour Papert, proprio per sottolineare la differenza tra i due tipi di divertimento descritti sopra, ha coniato il termine hard fun.

Hard fun, letteralmente “divertimento arduo”, indica uno stato di piacere generato dal cimentarsi e superare le difficoltà durante una prova complessa.

Prendiamo ad esempio un giocatore di scacchi: raramente ne vedrete uno sorridere e trotterellare durante un partita, ciò non toglie che il gioco gli provochi un’intensa soddisfazione, una trance agonistica che cancella per un breve periodo i segni della stanchezza, della fame e del sonno.

Il concetto di trance è ripreso dallo psicologo ungherese Mihály Csíkszentmihályi nella sua famosa teoria del flusso: una condizione durante la quale un’attività riesce a “monopolizzare” tutte le nostre attenzioni ed energie, facendoci perdere la cognizione del tempo e la percezione degli stimoli interni o esterni.

Così, allo stesso modo, il bambino che gioca ai videogiochi e l’artigiano che porta avanti con passione il suo lavoro, non si accorgono delle ore che passano leggere e piacevoli.

player chess and wine

Le regole del gioco

Per questo motivo, è importante operare una sorta di lucidicizzazione del lavoro, sottometterlo alle regole che sono proprie del “gioco impegnato” e che lo rendono tanto interessante e accattivante.

Seguendo le indicazioni di Csíkszentmihályi, possiamo elencare i fattori necessari affinché un lavoro sia stimolante e gratificante:

  • Avere chiari gli obiettivi: sapere cosa vogliamo raggiungere tramite il lavoro e in che modo

  • Feedback continui: il consiglio o la critica costruttiva di colleghi e superiori

 

  • Sfide alla portata: intraprendere lavori che siano effettivamente al nostro livello

 

  • Avere il controllo: essere attivi nei confronti del lavoro, e non subirlo passivamente

 

  • Imparare dagli errori: la possibilità di sapere dove abbiamo sbagliato e come evitare di ripetere l’errore in futuro

 

  • Ricompensa: il meritato premio e la gratifica personale

 

pic of rubic cube

Il lavoro, nel bene o nel male, impegna circa un terzo della nostra vita, ed è uno dei più importanti strumenti di autorealizzazione, sia dal punto di vista della crescita personale che del rapporto interpersonale.

Dovremmo tener ben presente che, così come per la crescita e lo sviluppo dei bambini, le regole del gioco ricoprono un ruolo di primo piano anche nella vita degli adulti, e magari tatuarci sulla pelle la saggia citazione che dice:

L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare.
George Bernard Shaw

 

 

 

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